martedì 21 febbraio 2012

L' Identità


La società italiana è forse il risultato della più complessa storia umana che si sia svolta su di una parte di questo mondo. Ed è parte di quel grandioso complesso filosofico-sociale che è il fondamento della cosiddetta “civiltà occidentale”.
Ci ritroviamo quindi a “gestire” un portato d’immensa complessità, ma dal fascino indescrivibile; ed è per questo che siamo chiamati a difendere e tramandare i valori di una società che possiede un peso culturale impossibile da obliare se non riducendo se stessi a pure icone del nulla. Dalla polis greca, all’imperium romano ed all’ethos cristiano, qui c’è tutta la nostra storia ed il nostro popolo.
Il percorso che l’Occidente ha fatto per acquisire quel poco o tanto di libertà di cui godiamo oggi, è stato lungo, accidentato, impervio, ma ci ha consegnata una libertà sconosciuta agli altri ordinamenti civili. La difesa di questa libertà, dei singoli individui come dei “corpi intermedi” o della propria cultura è compito di quegli uomini che vogliono ancora costruire libertà intellettuale, società, identità, contro la mitologia di quel collettivismo che, facendo diventare cose, cioè annullando spiritualmente concetti come Stato, classe, partito, popolo, società eccetera, annienta qualsiasi tratto di autonomia e responsabilità degli esseri umani.
La nostra civiltà si esprime innanzi tutto nelle città, perché la città è il luogo sociale per eccellenza in tutto il percorso dell’avventura umana. Le città sono sorte per accondiscendere all’intimo bisogno di sicurezza che è proprio dell’uomo; occorre perciò ricuperare la certezza della propria identità, qui come altrove, con un ritorno ad occupare attivamente il proprio territorio, con un controllo sociale più serrato sugli spazi ideali e reali e con una predilezione per i valori sociali più che per quelli individualistico-libertari, ma senza responsabilità.
È nelle città, infatti, che i più degradanti fenomeni di sottocultura e di abiezione manifestano il loro potere dissolutorio. Così il concetto stesso di agglomerato urbano, luogo d’incontro che è in nuce il motivo fondante per la costruzione della città, viene intaccato da fenomeni quali l’immigrazione incontrollata che, anziché arricchire l’identità sociale urbana, creando continuamente nuove sacche di emarginazione, cercano di spersonalizzarla togliendole i tratti caratteristici per farne un informe accumulo di gruppi diversi che, peraltro, rivendicano proprie regole particolari indebolendo il senso della comunità. Le nostre città stanno divenendo culturalmente e spiritualmente vuote. La città ha perso la sicurezza della propria identità e del suo ruolo umanizzante.
È fondamentale diffondere nella nostra società la cultura delle regole.
L' idea culturale di "Civilta Italiana", per citare una frase di Marcello Veneziani, significa “forte legame con la tradizione e l’esperienza tramandata”. Essa “assegna importanza a valori condivisi di natura comunitaria, come la famiglia e la nazione”. Ma nelle nostre città avanza il degrado voluto da chi non ha cultura e perciò pretende di annientare quella degli altri: se nessuno ha una propria cultura, questo è il discorso del relativismo meccanicistico, si può imporre ciò che si vuole da parte di chi possiede i mezzi per imporlo. Ma chi possiede tutti i mezzi, possiede anche tutti i fini. Il tentativo di massificazione verso il basso è sempre in agguato; occorre difendersi, occorre contrastare chi pretende di cancellare anche i simboli della nostra civiltà. Un popolo che dimentica il proprio passato è incapace di far fronte al proprio presente ed è condannato a diventare vittima del proprio futuro.
Non è un caso che uno dei simboli presi di mira dai detrattori della nostra civiltà sia il crocefisso; lo si vorrebbe cancellare in nome di un relativismo etico che mette tutti i simboli sullo stesso piano. Ma se i simboli sono una manifestazione di cultura altrimenti espressa, allora non è possibile metterli tutti sullo stesso piano perché ogni gruppo umano ha logicamente i propri. Non è una questione religiosa ma storica, culturale ed antropologica. È una valutazione del tempo, delle azioni degli uomini e del senso della storia: fatti, non teorie od immaginazione.
Così, governata da piccoli uomini paghi di occupare il potere, la società annichilisce. Nel miraggio di una libertà incontrollata si perde il senso della comunità, ma una libertà senza limiti e priva di valori conduce all’autodistruzione della libertà stessa.
È necessario che si recuperi e si rafforzi innanzi tutto la propria identità per essere capaci di accogliere ed integrare il nuovo e il diverso, altrimenti si passa ad una visione puramente procedurale della democrazia liberale, che è intrinsecamente insufficiente.

Dott Flavio Agostoni.