lunedì 18 luglio 2011

Doctrina Est Vita, Eam Defende

La cultura non è solo un insieme di nozioni né qualcosa da esibire. Cultura è la nostra storia millenaria, è l’orgoglio di appartenere ad una terra che ha radici antichissime e non è uguale a nessun’altra. La cultura è trasmissione di valori fondamentali per il vivere civile: quei valori sono la nostra linfa vitale, sono il sangue che ci scorre nelle vene.
Non solo noi dobbiamo scegliere, ma dobbiamo scegliere in un mondo in persistente trasformazione che mette in forse alcune certezze, e queste trasformazioni sono tali per cui la soluzione di alcuni problemi ne genera di nuovi. Ecco perché occorre ancorarsi alla cultura che ci appartiene.
L’Italia aveva la tradizione di numerose culture popolari. Artigianali e genuine tanto quanto la cultura di massa è industriale e prefabbricata.
La cultura popolare riposa su un’adesione spontanea del suo pubblico; la cultura di massa utilizza il bombardamento pubblicitario, dalla nascita alla morte, per imporsi.

La conseguenza è un certo tipo di sottocultura che imporrebbe il relativismo come matrice d’uguaglianza: in realtà il relativismo contribuisce alla formazione di un clima culturale ricco di conseguenze nefaste, inquinato da ogni sorta di pseudo argomenti.  E’ il pluralismo che valorizza e pregia le diversità. Pertanto è falso raccontare che ormai viviamo tutti in società multiculturali, e che questo è inevitabilmente il nostro destino. Invece sinora viviamo nell’Occidente, in società pluralistiche in grado di assorbire e di gestire al meglio l’eterogeneità culturale. Attenzione, allora, a non attribuire al multiculturalismo pregi che sono invece del pluralismo.
Per troppo tempo abbiamo confuso la cultura con l’intrattenimento. La cultura è invece passione per il sapere e per la memoria. È fattore di crescita e di coesione sociale. Vogliamo che la cultura torni ad essere il motore del vivere civile.
Si sente dire che alla formazione di una coscienza collettiva dell’identità italiana è mancata la componente popolare, cioè la consapevolezza, insieme critica ed emotiva, dell’essere Italiani. Ma non è così: tutte le culture popolari della penisola hanno contribuito, in fasi e modi diversi, a formare un “unicum”, unico al mondo, ed è proprio la ricchezza e la varietà di questo “unicum” che ci differenzia in modo decisivo.
Un popolo che dimentica il proprio passato è incapace di far fronte al proprio presente ed è condannato a diventare vittima del proprio futuro. La storia è la nostra forza, ed è il piedistallo su cui poggiare.
Costruire il futuro insieme sarà il nostro impegno.